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A Reggio Emilia il leghista sconfitto voleva il sì ad una mozione “contro l’istigazione all’odio”

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di G.G., #Lopinione

Il candidato sindaco leghista sconfitto, ora capogruppo dell’opposizione al Comune di Reggio Emilia, tal Roberto Salati, è stato uno dei tanti leghisti presi a schiaffoni dagli elettori, a livello locale, durante l’ultima tornata elettorale, quella tornata che ha visto Salvini trionfare nei sondaggi, ma solo nei sondaggi, essendo i suoi candidati parte della strategia salviniana del “meno mi oscurano meglio è”, da cui il valore politico di certi candidati sconfitti, che poi in qualche modo l’opposizione la devono fare. O diventare sottosegretari. Ma tocca solo alle Borgonzoni.

Siccome in questa periodo la Lega si è rifatta l’imene, tocca restaurare anche la verginità politica dei leghisti, soprattutto quelli che son stati sconfitti nelle urne, che devono riciclarsi in democratici dell’ultima ora. Difficilissimo, quando le pulsioni nere erano e nere rimangono.

Così Salati & gli Altri hanno messo nero su bianco tutta la loro coerenza politica ed hanno presentato una mozione in consiglio comunale a Reggio Emilia dove chiedevano che “venisse condannata l’istigazione all’odio”. Loro. I leghisti. Una conversione a 360° se stiamo a ciò che viene raccontato qui, qui e anche qui; Salati & gli Altri si riferivanoi alla Giornata del Ricordo in memoria delle Foibe quando su Facebook sono apparsi numerosi commenti a margine di una manifestazione leghista organizzata il 6 febbraio.

Salati & gli Altri sono indignatissimi e virilmente, con celodurista spirito di giustizia, volevano lavare l’onta subita con un’ammissione di responsabilità del Comune di Reggio Emilia sotto forma di pubblica ammenda, travestita da approvazione di mozione contro l’istigazione all’odio.

La mozione, qui il testo, è stata respinta. Per la cronaca.

Ma a proposito di cronaca ricorderemmo a Salati & gli Altri, l’imputazione coatta per il leghista Candiani, compagno di partito leghista di Salvini & Salati, per istigazione all’odio razziale su Facebook dell’ottobre 2020, dopo che Candiani e l’assessore comunale Fabio Cantarella erano stati accusati della pubblicazione di un video sul social nel quale descrivevano il rione San Berillo come la “patria dell’illegalità”, un “quartiere in mano agli immigrati clandestini” dove “regnano spaccio, contraffazione e prostituzione”. I fatti a Catania.

Per dire, al Salati perdente nella corsa a Sindaco, che quando i fatti sono davvero gravi poi le magistrature intervengono, non ad orologeria o non dopo che qualcuno ha commentato stupidamente una giornata che giustamente il nostro paese ricorda ufficialmente ogni anno, piuttosto una manifestazione ad essa collegata. La Giornata del Ricordo non è la festa dell’orgoglio nella quale troppo rapidamente è stata trasformata da una destra che con la negazione delle radici fasciste non ha mai fatto i conti. Non è nemmeno quella cosa che vediamo nella foto in alto.

 

(8 marzo 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 


 

 

 




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